lunedì 14 luglio 2008

I modi di vedere: Caravaggio (1)

Caravaggio (Nigel Terry)

Caravaggio, di Derek Jarman (1986) Storia di Nicholas Ward Jackson, Sceneggiatura di Suso Cecchi d'Amico, Derek Jarman Con Noam Almaz, Sean Bean, Robbie Coltrane, Nigel Davenport, Dexter Fletcher, Michael Gough, Spencer Leigh, Tilda Swinton, Nigel Terry, Cindy Oswin Musica: Simon Fisher-Turner e musiche d'epoca "Missa lux et orgio", "Canzoni siciliane", "El nino" Fotografia: Gabriel Beristain Costumi: Sandy Powell (93 minuti) Rating IMDb: 6.8
Solimano
Ho già scritto tre post sul film Caravaggio (1986) di Derek Jarman, e li ho inseriti nella vista logica La pittura nel cinema. Adesso ne scrivo altri due per la vista logica I modi di vedere. Ci sono delle tangenze fra le due viste logiche, ma la differenza fondamentale è che I modi di vedere sono incentrati sul personale modo del regista, mentre La pittura nel cinema fa riferimento soprattutto alle opere dei pittori che nel film sono presenti come citazioni importanti, ma che rimangono comunque esterne al film.

Curiosamente, questo primo post è incentrato su un'opera del Caravaggio, la Deposizione della Pinacoteca Vaticana (1602-04), ma non è il quadro ad essere rappresentato: sono le persone che il pittore ha scelto come modelli per il quadro, viste dallo sguardo di un personaggio del film. Parrebbe complicato, ma in fondo è semplice, bastava pensarci...
Partiamo dall'opera del Caravaggio, con l'avvertenza che ho commesso una voluta scorrettezza: ho inserito nel post una immagine parziale del quadro del Caravaggio, in modo che corrisponda il più possibile alle immagini che compaiono nel film. Ciò per facilitare il confronto e per mostrare somiglianze e differenze.

Caravaggio: Deposizione (part) 1602-04 Pinacoteca Vaticana, Roma

Il quadro fu eseguito per un altare della Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) e fu una delle poche opere del Caravaggio ad ottenere universale consenso. Nel 1797 fu trasportato a Parigi per le espropriazioni napoleoniche e tornò a Roma solo nel 1815. Da allora è nei Musei Vaticani. Esistono molte copie del quadro, alcune fatte da artisti famosi: Rubens, Fragonard, Géricault, Cézanne; costituì un riferimento per David ne La morte di Marat (che in modo tutto particolare è un quadro citato nel film di Jarman). Vediamo una delle copie più celebri, quella di Rubens.

Rubens: Deposizione (part) 1611-12 Olio su tavola
National Gallery of Canada, Ottawa

E' un quadro non grande come dimensioni (cm 88x66) ed è abbastanza stranamente dipinto su tavola. Il quadro del Caravaggio è grande (cm 300x203) ed è dipinto su tela. Anche per la copia di Rubens ho inserito una immagine parziale per gli stessi motivi. Si tratta di una copia molto libera, le differenze sono di ogni tipo, a partire dall'assenza della figura di Maria di Cleofe a braccia aperte. Questa assenza fece pensare ad alcuni critici che la Maria di Cleofe fosse una aggiunta posteriore, e quindi non fosse presente nell'originario quadro del Caravaggio, ma la datazione dell'opera di Rubens è abbastanza avanzata, circa dieci anni dopo l'opera del Caravaggio. Rubens la conosceva benissimo, perché lavorava nella Chiesa Nuova proprio negli stessi anni del Caravaggio. La cosa che colpisce di più è che Rubens il suo quadro non lo fece a Roma, ma ad Anversa, dove era tornato nel 1608 per la morte della madre. Il che potrebbe far pensare che la libertà della copia di Rubens dipenda soprattutto dal fatto che la fece non avendo di fronte l'originale, ma una stampa o -più probabilmente- un suo disegno o schizzo. Sono convinto che Rubens le sue libertà se le sarebbe prese in ogni caso, anche copiando direttamente dal quadro del Merisi.
E veniamo a Derek Jarman. Prima di mostrare il quadro, Jarman ci mostra chi guarda il quadro: noi, il quadro, lo vediamo attraverso gli occhi del personaggio.

Il personaggio è un bambino. Se ne stava in una strada in cui era in corso una processione di incappucciati con la croce sulle spalle, si è stufato, ed è entrato nella stanza. Lì, viene colpito dalla visione di alcune persone che servono da modelli ad un pittore. Quindi, in quel momento del film, l'opera del Caravaggio non esiste ancora, esistono i personaggi, guardati dal bambino, che è vestito in modo singolare. A metà da angelo, difatti si vede sulla destra una grande ala dorata. A metà da putto di un baccanale, come attesta la corona vegetale che ha in testa. Quindi è un bambino mezzo cristiano mezzo pagano. Derek Jarman conosce benissimo le rappresentazioni angeliche del Caravaggio: le Opere di Misericordia di Napoli, il Riposo nella fuga in Egitto della Doria, il San Matteo e l'angelo della cappella Contarelli. Angeli più terrestri che celesti.

Prima il bambino guarda il gruppo nella sua interezza, e si può confrontare l'immagine qui sopra (che si potrebbe chiamare La deposizione di Jarman) con le opere del Caravaggio e di Rubens, ed ognuno è benissimo in grado di cogliere somiglianze e differenze di ogni genere. Ma lo sguardo del bambino non si ferma qui.

Si concentra sul primo piano del gruppo (gruppo, non quadro), in particolare sulla figura di Cristo in primissimo piano e sul Nicodemo che lo sostiene. Poi, in una successione temporalmente scandita (né troppo piano né troppo velocemente) sui personaggi del gruppo. Infine, sul Cristo, a cui sono dedicate tre immagini. Inserisco tutte le immagini qui sotto, nella sequenza con cui appaiono nel film.

Maria di Cleofe

La Madonna e Maria Maddalena

Giovanni

Nicodemo



Cristo

In questo modo Jarman è fedele ed infedele al Caravaggio, perché la Deposizione del Caravaggio è la sua opera più classica, frutto forse delle frequentazioni con Annibale Carracci, l'amico che proprio allora stava affrescando la Galleria di Palazzo Farnese. La rappresentazione di Jarman è invece profondamente anticlassica. Jarman riesce a conciliare la fedeltà e l'infedeltà, entrambe forti, mediante l'idea geniale di non costruire un tableau vivant, ma un gruppo di persone-personaggi che un bacchino-angelo sta guardando. Questa modalità è presente in altri momenti del film, ma qui la coerenza è massima.
Derek Jarman ci ha messo sei anni, a realizzare il suo Caravaggio, e nel secondo post esplorerò alcune immagini inerenti alla storia raccontata nel film, non collegate a precise opere del Caravaggio. Lo spirito però è lo stesso: il suo sguardo era divenuto caravaggesco pur restando personalissimo.
Un altro esempio in chiusura del post: il pittore sta dipingendo La morte della Vergine, ed Jarman non ci presenta il quadro, ma il pittore che si volge quasi infuriato verso di noi. Da un punto di vista, il quadro è in secondo piano... ma, guardando bene, il quadro incompiuto racchiude in sé anche il pittore.